ISBN 978-88-7440-291-5
Presentazione di Norberto Franco
Estratto
|
Vittorino Moscatelli
Sguardi
"Non so
se il sole
tornerà
domani.
Non so
se stanotte
dormirò per sempre
soffocato
dai sogni.
Ma so
che qualcosa
di me rifiorirà
se una sola
mia parola
cadrà come un seme
in un cuore
gentile...".
|
Vittorino Moscatelli (1937-2016) è artista vissuto a Verona, Bolzano, Milano e Treviso lavorando come analista presso IBM.
In questi luoghi - ma anche a Pisa, Trento e Padova - si è fatto apprezzare come pittore con mostre di pittura individuali e collettive ottenendo significativi riconoscimenti.
In poesia ha cantato le bellezze della natura e della sua città (i monumenti, l'Adige), persone, stati d'animo e piccole cose di ogni giorno. Le sue liriche sono delicate come acquerelli, a volte ironiche o autoironiche.
Innamorato del bello, spirito inquieto e sensibilissimo a varie forme d'arte, ha studiato privatamente composizione, pianoforte e organo e ha dato concerti in chiese e cerimonie importanti.
"Vittorino Moscatelli, orgogliosamente veronese "de San Zen", non ha avuto il tempo di vedere questa raccolta di versi in dialetto veronese e in lingua italiana. Il curatore si è trovato di fronte al dilemma di come strutturare il libro, se per genere o seguendo l'ordine dei pensieri dell'artista. E' parsa più praticabile la seconda via, pur sapendo di non poter procedere con il rigore dovuto perché alcune poesie non sono datate, altre riscritte, altre ancora appaiono solo abbozzate; di più, accanto alle nuove ce ne sono di conosciute ma belle e meritevoli di essere riproposte e di lasciare qui, come traccia...".
Norberto Franco
|
ISBN 978-88-7440-288-5
Prefazione di Mario Allegri
Estratto
|
Silvia Migliaccio
Poesie in forma di vita
"Hai ricostruito il mio essere,
caduto fragile
in fondo alla disperazione,
l'hai fatto rilucere come perla,
come il viso tra le mani,
illuminato da bagliori di
tenerezza.
Questa danza
che mi coglie ferma
la conduci tu. ...".
"...difendo la promessa di star bene
fatta un dì,
a me stessa,
in un giorno che non ricordo
di un passato remoto
che non so quanto remoto sia.
Scelgo con cura
le parole da non dire,
e queste parole non sono le mie. ...".
|
Silvia Migliaccio, nata a Verona il 20/07/1983, residente a Verona, laureata in Filosofia e Scienze Filosofiche all'Università di Verona, attualmente sta studiando Arte presso il medesimo Ateneo.
Ha lavorato come Tutor della Segreteria Didattica del Dipartimento di Culture e Civiltà. Attualmente lavora come Tutor Studenti Disabili del medesimo Dipartimento dell'Ateneo Scaligero. Ha collaborato e collabora come freelancer per riviste culturali online come Doppiozero e MemeCult arte e cultura contemporanea.
Nel 2010 ha pubblicato la raccolta di poesie Immagini di un amore perduto per la casa editrice Albatros il Filo, Roma.
silvia_migliaccio@libero.it
"Emersa da un decennale, travagliato inferno di autoanalisi, Silvia Migliaccio risorge dantescamente alla "morta poesì", un tempo suo quotidiano nutrimento, sciogliendosi in un ininterrotto canto d'amore - eccitato, impetuoso, a tratti persino violento nella sua carnalità gioiosamente esibita e affrancata da ogni pudicizia (Rosa di carne) - per l'amato dall'iride grigioverde, senza il quale la ricostruzione sarebbe rimasta incompiuta...".
Mario Allegri
|
ISBN 978-88-7440-282-3
Introduzione di Giuseppe Goisis
Estratto
|
Andreina Corso
Carme per Venezia
"Ti pungo nel cuore, città di vento e di sale.
Nulla può l'ago ferire di un muscolo d'acqua inventato
e barre di luce spingono a bere il liquido amaro
da coppe di alghe assortite
a granchi spezzati e già vinti...".
|
Sono nata e vissuta a Venezia. Ora vivo a Mestre.
Rivedo la mia laguna, oggi più lontana dal mio corpo e dai miei occhi e per questo più invocata dalla voce che non esce e che si ripara smarrita nelle vene che pulsano e si tingono di nero. La mia laguna, il colore dell'acqua, il grigio azzurro di quei toni così quieti e ambrati d'immobile silenzio, il verde scuro che annuncia la voragine del tempo che divora ogni piccolo svelarsi, sapendolo senza voce e privo di argini. La mia acqua salata di alghe vischiose ha assorbito ogni traccia del mio respiro aggrappato ai suoi piedi stanchi.
Libri pubblicati: Le mani d'acqua (Helvetia Editore, 1993); La madre naufraga (La baùta Edizioni, 1995); Il bianco reciso (Helvetia Editrice, 2006); Però non volevo (Bonaccorso Editore, 2012) (partecipazione Premio Campiello 2012); Storia epistolare: un vecchio e un bambino (Sovera ed., 2013) (Premio Kafka Italia 2019); Racconti edito da Nicola Calabria editore (vincitore del Premio di Narrativa Argimusco 2012 - Patti Messina); Le Madri (Bonaccorso Editore, 2016) (Premio Franz Kafka Italia); M'incontro poeta (Bonaccorso Editore, 2017).
"La presente raccolta esprime, per molti aspetti, la figura e l'opera di Andreina Corso, personalità singolare e rilevante, conosciuta ed apprezzata per il suo impegno umanitario, soprattutto nell'ambito delle case di riposo, degli ospedali psichiatrici e del carcere; parallelamente, ha profuso il suo impegno nella scrittura, pubblicando libri importanti, come Le Madri e collaborando a "La Voce di Venezia". Ha ottenuto infine prestigiosi riconoscimenti, fra cui il premio Franz Kafka Italia.
Nella presente raccolta poetica, il centro mi sembra costituito dalla relazione con Venezia, questa città così preziosa e vulnerabile, preziosa proprio perché vulnerabile; ma quel che c'è di particolare è l'immedesimazione dell'Autrice con la Città, con un radicalismo inusitato, che protende tale immedesimazione verso una specie di panica coincidenza.
Da ciò, un'originalità pressoché assoluta, dalla quale si diparte un'ispirazione orientata a valorizzare, con un'aperta polisensorialità, tutti gli stimoli e le sollecitazioni provenienti dai quattro elementi che tessono Venezia: l'acqua, la terra, il cielo e il fuoco...".
Giuseppe Goisis
|
ISBN 978-88-7440-279-3
Prefazione di Mario Allegri
Estratto
|
Nicola Nicolis
La vita è bivio
(Versi 2017-2018)
Forse sono poeta. Certamente
non sono saggio.
Ma se cantando il duol si disacerba,
allora, saggio o no, vale la pena
cantare.
|
Nicola Nicolis è nato a San Martino Buon Albergo alle ore 8.20 a.m. del 18 aprile 1949.
Quando aveva quattro anni, la famiglia decise di trasferirsi a Verona e lui dovette, obtorto collo, seguirla; da allora sta lì e non si è praticamente più mosso.
Ha compiuto studi classici, giungendo a un pelo dal laurearsi in filosofia.
Non ha fatto il militare in quanto abbastanza orbo da convincere la patria a fare a meno di lui. È un reduce (non pentito, ma solo molto dispiaciuto) del ‘68 e di quel che ne è seguito.
Nel ‘73, superando inopinatamente un regolare concorso, è stato assunto da una banca, da cui per tanti anni ha ricevuto di che vivere.
Disordinatamente legge di tutto, dai classici alla fantascienza.
Da quando ha scoperto il personal computer, ha disimparato a scrivere a mano; in compenso ha imparato un sacco di solitari.
Scrive poesie e disegna fin dalla seconda media, quando fu rimandato in disegno e una malaccorta insegnante di italiano pensò bene di fargli comporre i primi versi.
Gli piace far canzoni e bere vino (ultimamente birra), ama la buona cucina, porta barba e capelli lunghi perché non sopporta i barbieri ed è troppo pigro per radersi ogni mattina.
È convinto che le religioni organizzate siano la peggior disgrazia capitata in sorte all’umanità.
Non possiede televisione né telefonino né automobile.
Parla correntemente l’italiano e il dialetto veronese.
"So che la poesia è indispensabile, ma non saprei dire per cosa”.
Queste parole di Jean Cocteau figurerebbero bene in epigrafe ai versi de La vita è bivio (2017-2018), quarta raccolta del veronese Nicola Nicolis, emerso di recente da una semiclandestinità poetica (un’esclusiva cerchia di amici era ammessa al suo tavolo di scrittura) che lo voleva autore soltanto di originali testi di canzoni...
Mario Allegri
|