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Collana POESIA CONTEMPORANEA - 2019

ISBN 978-88-7440-274-8

Prefazione di Antonio Seracini

Estratto

Bruno e Pino Stillo

Aria di famiglia




Questa sera i ricordi sembrano pezzi di vetro
che anche se li accarezzi fanno davvero male
come le lacrime che tornano indietro
come la solitudine nel giorno di Natale.
Bruno Stillo

Vie strette e silenziose,
in fondo una piccola piazza,
sono appassite tutte le rose
nel vaso di quella terrazza.
Dove sono ora quei bambini
che giocavano sempre fuori...
Pino Stillo


pp. 63 - 12,00 euro

Pino (Giuseppe) Stillo è nato a Sant’Andrea Ionio il 10 febbraio 1957, dove risiede e lavora come Medico di Medicina Generale.
Ha pubblicato nel 2010 Squarcio di vento (Bonaccorso Editore) prefazione di Marcello Barillà; nel 2015 Una pioggia di emozioni (Rupe mutevole editore), prefazione di Nascimbeni; nel 2017 Coriandoli sul cuore (Aletti Editore), prefazione di S. Schimperna; nel 2018 Lungo i moli delle convinzioni (Controluna edizioni).
È autore del testo letterario delle canzoni: C’era la luna a Portopalo, incisa da Arangara e Domani, incisa da Roberto Durkovic.
Ha scritto la biografia di Renzo Zenobi nel libro Canzoni sulle pagine (Arcana Editore) nel 2013.
Ha collaborato con un piccolo contributo al libro Francesco De Gregori-Mi puoi leggere fino a tardi di Enrico Deregibus.
Vincitore di numerosi premi letterari tra cui “Primo premio internazionale Salvatore Quasimodo” per testo-canzone.
Responsabile del premio musicale alla canzone d’autore “Giorgio Lo Cascio”.

"Aria di famiglia, dei fratelli Bruno e Pino Stillo, è da intendere come una lunghissima canzone, piena di affetti familiari e sociali, che potrebbe essere musicata e cantata a più voci.
La si potrebbe pensare sul palco, uno spettacolo sonoro che riesce a toccare il cuore di tutti, piena com’è di valori, che stiamo vivendo in prima persona...".

Antonio Seracini

ISBN 978-88-7440-271-7

Prefazione di Giulio Galetto

Estratto

Berta Mazzi Robbi

Descartossar i giorni




A uno a uno
come coi bilietini de la pesca a le sagre,
se descartossa i giorni
sensa saver cossa te cati drento:
’na sorpresa tirà fora a seraoci.

Gh’è mile robe sconte che ven su.
Mile regai da gòdar
col cor imboressà de sogni...
o pache frachè
podarea tocarte in sorte,
e no te pol tegnerli serè
par paura del destin:
i è storie da vìvar,
le nostre storie...


pp. 170 - 15,00 euro

Berta Mazzi Robbi è nata a Castel d’Azzano dove ancora risiede. Da anni fa parte del Cenacolo di Poesia Veronese Berto Barbarani partecipando alle varie attività, dalle Antologie agli incontri e manifestazioni negli ambienti socio-culturali per la diffusione della poesia in veronese, collaborando nella scuola per la sensibilizzazione degli alunni al linguaggio poetico.
Ha iniziato in gioventù con una pubblicazione Liriche Sparse in italiano, poi il primo libro in dialetto nel 1998 Fermete ‘na s-cianta e D’inverno ’rente el camin, 1999 in collaborazione con altre poetesse. Con Bonaccorso Editore, Poetesse in veronese, 2001. Sempre con Bonaccorso Editore Mane de gramegna nel 2002, e Balar col tempo nel 2007, Garbui del vìvar nel 2012.
Molteplici sono stati i riconoscimenti nei vari concorsi di Poesia del Triveneto per la forza espressiva del suo dialetto, fondendo immagini, emozioni e colore in un tutt’uno dalla sottile armonia. Il suo vocabolario incisivo, cerca di tener vive quelle parole “passate”, se non proprio arcaiche, ma destinate a scomparire, quasi a farle “nuove” per vivificare più che descrivere, spaziando liberamente sul complesso vivere presente, tra bellezze della natura e sofferte storie che accomunano.

"A leggere una raccolta di versi in vernacolo - densa e, credo, premuta dall’ansia di dire l’urgenza appassionata delle tante cose che cuore e cervello macinano insieme (sogni, esperienze, miele e assenzio delle memorie, orizzonti spiati nel loro trascolorare dalla luce al buio) - viene spontaneo porsi almeno due domande o dubbi: anzitutto se davvero i temi quasi sempre ricorrenti nella scrittura in versi nelle lingue vernacolari locali abbiano uno svolgimento in qualche modo predeterminato...".

Giulio Galetto

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