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Collana POESIA CONTEMPORANEA - 2013

ISBN 978-88-7440-190-1

Prefazione di Carlo Ossola
Préface de Carlo Ossola

Introduzione di Guido Zavanone
Introduction de Guido Zavanone

Estratto

Philippe Popiéla

Amare non stanca
Aimer ne fatigue pas


Un gabbiano avanza con difficoltà
sulla sabbia bagnata.
Così è la nostra vita al suo termine.

L'acqua del mare racchiude il mistero
il segreto della vita.
L'aria iodata penetra
l'essere nostro. Il gabbiano è alla ricerca
di un senso per orientarsi…
ma tu pensi, mamma,
che la vita non ha senso.

pp. 247 - 15,00 euro

Philippe Popiéla, nato a Béthune, in Francia, nel 1959. Ha avuto la cattedra di lettere italiane all’European University di Paris-Clamart, dal 1990 al 1992, poi ha insegnato nelle università di Arras, Dunkerque, Roubaix e Lilla, e ha ricevuto il Primo Premio Cesare Pavese il 25 agosto 1991 per questi lavori. È stato critico letterario per molte riviste letterarie e giornali italiani e francesi tra cui Paese, Altra Italia, Gli amici del moscato, La Stampa, Tuttolibri, Nord-Matin, Jointure, poésie et art, Nuova Società, Le colline di Pavese, TuttoUniversità, Informazione e immagine, Tivù Tivù, Satura. Ha tradotto il libro di Liborio Termine I nudi di Franco Fontana, Aleph, Torino 1989. Ha scritto saggi pubblicati, a cura di Antonio Catalfano nei seguenti libri: Ritorno all’uomo. I quaderni del Cepam, Santo Stefano Belbo, 2001. La genesi della tesi di Cesare Pavese sull’interpretazione di Walt Whitman, pp. 105-118. Cesare Pavese: il mito, la donna e le due Americhe, I quaderni del Cepam, Santo Stefano Belbo, 2003. Il mito dell’amore, pp. 97-120. Pavese “irregolare” la compiutezza dell’“incompiuto” e l’umanità degli dei, I quaderni del Cepam, Santo Stefano Belbo, 2005. Cesare Pavese maestro “arguto” di Carlo Pinelli e giovane cantore di Ponina Tallone, con un’intervista inedita, in Italia, a Natalia Ginzburg, pp. 66-96. Un viaggio mitico, I quaderni del Cepam, Santo Stefano Belbo, 2006. Omaggio a Lalla Romano nel centenario della nascita, pp. 135-155. Sei la terra e la morte, I quaderni del Cepam, Santo Stefano Belbo, 2007. Fonti francesi per i primi studi di Pavese: dal poema-vangelo di Walt Whitman alla creazione di un mito religioso, divino: Foglie d’erba, pp. 129-167. Infine, delle sue poesie sono state pubblicate su Paese, Gli amici del moscato, Le colline di Pavese, Nuovo contrappunto (trimestrale di poesia ed arte).

ISBN 978-88-7440-187-1

Prefazione di Pietro De Marco

Estratto

Renato Selvaggi

Preferisco perdere


Madre,
voglio ricordarti sempre.
Anche allora ti pensai straordinaria
e adesso come sono veri quei ricordi!
Non voglio copiare dai poeti
che la gente dice strani.
Anch'io sarei strano se desidero ricordarti così.
Anch'io appartengo a quei poeti,
ma lo preferisco.
Io sento di dirti qualcosa.
Qualcosa che ho tenuto sempre con me,
ma che tu sai.
È tuo il dono che mi hai dato della vita.
Con te preferisco essere semplice, come sei tu.
Madre,
ti sono tanto debitore
e forse non è colpa mia se ti ho dato
poche soddisfazioni.

pp. 165 - 12,00 euro

Renato Selvaggi nasce il 3 gennaio 1949 a Monte S. Maria Tiberina, in provincia di Perugia. Da bambino i genitori si trasferiscono in Toscana per lavoro. La sua formazione risente di tale passaggio. Conseguita la maturità magistrale ad Arezzo frequenta un biennio filosofico-teologico a Firenze. Nel 1975 si iscrive al corso di laurea in Pedagogia della Facoltà di Magistero di Firenze, ove si laurea con una tesi di letteratura per l'infanzia (sull'opera del Capuana), ma coltiva anche studi di estetica. Ottiene poi l'abilitazione all'esercizio della professione di psicologo. Consegue due volte l'idoneità a concorsi per dottorati di ricerca. Si applica sempre agli studi, e pubblica negli anni articoli e recensioni in riviste sul significato pedagogico della narrativa.

Lascio al lettore, migliore di me, la sintonia con i testi di Selvaggi, accessibili all'anima, senza sforzo. Sottolineo la cifra antica e deliberata, in lui, degli esclamativi e la fiducia in topoi espressivi ("tornate amiche rondini a solcare l'aria"), poco curante del rischio dei 'buoni sentimenti'. È che la realtà, sia pure nella percezione 'nostalgica' del viaggiatore che irrimediabilmente si allontana dalle cose vissute, e sempre da più cose, la realtà che unisce il presente ai fantasmi della memoria, dico, non è per questo "un tumore e un inferno"...

Pietro De Marco

ISBN 978-88-7440-186-4

Estratto

Agostino Contò

Musici guitti
traduzioni, simpatie

E' tra le tue pieghe morbide
che ritrovo la mia giovinezza
nei tuoi pensieri liberati nel sonno
nei sussurri detti piano
sotto le lenzuola di lino
è nella seta delle tue carni
che profumano della schiuma del mare
che mi ritrovo ricco della mia vita,
nella bellezza del tuo volto
che mi riscopro incredulo,
mai sazio di guardarti.

Tu me par un pomet
dreta eo fa un fuss
svelta co fa un cavaret
bianca eo fa 'l lat
tòca tu è co fa 'n sass
tu a oci che par more de spin
tue è bèa co fa i fior
stagna tu è co fa 'n castagner

Bevémo, dai, cossa vutu spetar che fassa scuro!
El dì xé curto co fa un deéto; pitosto, vècio,
tira zo le to bele squele nove, quela volta
Baco ne gà regalà el vin par 'negar le passion:
buta, buta, impenissile ben
bevemoghene una drio st'altra

pp. 97 - 12,00 euro

Agostino Contò è nato nel 1953 a Treviso.
Laureato in Lettere all’Università di Ca’ Foscari di Venezia con una tesi su Alain Robbe Grillet (relatore Francesco Orlando) e diplomato alla Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Venezia. Bibliotecario, dopo esperienze di lavoro alla Comunale di Treviso (1982-1988) e al Servizio Beni Librari della Regione Veneto, è attualmente responsabile della Biblioteca Civica di Verona, e del Centro Studi Internazionale Lionello Fiumi.
Autore di numerosi contributi sulla storia del libro e delle biblioteche con particolare attenzione per la storia della stampa e dell’editoria veneta tra XV e XVI secolo (in parte raccolti nel 2003 nel volume Calami e torchi. Documenti per la storia del libro nel territorio della Repubblica di Venezia (sec. XV), dal 2002 è insegnante a contratto di Storia del Libro presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Verona.

Sue poesie sono apparse in varie riviste e antologie. Suoi testi sonori e visivi sono stati utilizzati per la realizzazione di mostre, di cassette, dischi e trasmissioni radiofoniche (da Il dolce stil suono, “baobab”, 4, 1981; fino a Verbivocovisual, antologia di poesia sonora 1964-2004, a cura di G.Fontana, “Il Verri”, a.XLIX, n.25, 2004 e La voce regina. Poesia sonora in pubblico, a cura di E. Minarelli, Lecce, Manni, 2006.
Ha fatto parte, con Arrigo Lora Totino e Franco Verdi (poi con Milli Graffi) del “Trio Phoesia“, complesso per l’ esecuzione di poesia sonora. Ha recitato e declamato in più occasioni testi suoi e di altri, partecipando a vari spettacoli e rassegne: a partire da Venezia, Magazzini del Sale: P77 (sett.1977) e Milano, Palazzo Reale (Milano), Teatro della parola: Poesia sonora in Italia maggio 1978 a cura di R.Barilli.
Ha pubblicato:
Poesia: Trilogie con dedica, Forlì, Quinta Generazione, 1974; Per S., Treviso, 1974; Oh, Ah, Torino, Geiger, 1975; Ella, Gallarate, “P”, 1978; Il fatto di un gatto (con Manuela Gualandri), Parigi, 1980; Poesie ritrovate, Treviso, Babbalù, 1981; Ohlalie (1978-1982), Treviso 1984 (nastro); melalia, Udine, Campanotto 1986 (nastro, mai distribuito); Pin pin, Udine, Campanotto, 2007, Arnaut e gli altri, Roma, 2010; Ariette per voce, Roma, 2010.
Narrativa: Ofelia e le mosche, Treviso, Altrarea, 1978 (romanzo); Strana storia di ubriacatura per Iside mère, in “Carte segrete” 38 (1977) (racconto lungo); Informe e manoscritto, Treviso 1980 (racconto); Titolo da sistemare per Mirella, in C’era una volta. Favole scritte da favole dipinte, a c. di E.Di Grazia, Bitonto, 1988; Storie dei Prà Longhi, che doveva essere edito per i tipi di Della Muda di Roma vent’anni fa, e uscirà fra non molto.

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