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Collana POESIA CONTEMPORANEA - 2016

ISBN 978-88-7440-241-1

Prefazione di Grazia Brunelli

Estratto

Giorgio Maria Bellini

Trasversal amandi


barbarica Y come fionda
proiettata nell’ombra che mi dedicasti.
il tuo roseto potato sta per fiorire
in terra amica, vorrei ferirmi con le sue spine
in fuga nella leggenda.



pp. 141 - 13,00 euro

Giorgio Maria Bellini nasce a Verona nel settembre del 1945.
Dopo una prima permanenza segue i genitori a Zurigo.
Ritornato nella città natale nel 1952 inizia i propri studi.
A tredici anni compone le sue prime poesie giovanili.
Negli anni successivi con l’amico Flavio Ermini scrive e pubblica, negli anni settanta, delle opere sperimentali alcune presenti in Biblioteca Civica di Verona.
È cofondatore delle riviste di poesia “Aperti in Squarci” (1976) e “Anterem” (1979) con Silvano Martini e Flavio Ermini.
Partecipa attivamente a varie manifestazioni di performance, recital e mostre di poesia visiva in Italia e all’estero fino al 1988, anno in cui separandosi dall’esperienza precedente e dopo dodici anni senza scrittura riprende a poetare nel 2001.
Ha contribuito a iniziative di carattere culturale (ass. Arcipelago, Frangenti Culturali, ass. Tambien, collaborazione con (AUSER) l’Università Itinerante Popolare.
Nel dicembre 2014 pubblica presso Bonaccorso Editore un volumetto in ricordo della deceduta compagna (30 agosto 2014) “Omaggio ad Anna Alberta Cipriani”.
Il venti febbraio 2015 fa un deposito conservativo consultabile presso la Biblioteca Civica delle raccolte e dei poemetti dal 2001 al 2014.
Nel maggio 2016 termina amichevolmente la sua decennale esperienza con il Comitato del “Simposio Permanente dei Poeti Veronesi” presso la Società del “Calmiere” a San Zeno.
Il ventisette settembre 2016 consegna una seconda raccolta come deposito conservativo alla Biblioteca Civica di Verona (consultabile).
Perdura la sua collaborazione con l’Università Itinerante Popolare (AUSER) presso il Centro Tommasoli di Borgo Santa Croce, Verona.

Leggere Trasversal amandi è vivere un momento di liberazione, un raro momento in cui possiamo davvero pensare all’uomo e alla sua identità al di fuori di ogni artificio che maschera la ipocrita finzione dello stare...
La poesia di Giorgio Maria Bellini è totem della crisi odierna, apre a significati inaspettati, illuminazioni alle quali non potremo più rinunciare.
Il poeta sa guardare negli occhi la verità, oltre il perbenismo della realtà banale e meschina...

Grazia Brunelli

ISBN 978-88-7440-243-4

Prefazione di Leonia Romin Meneghello

Estratto

Bruno Meneghello

La viola del pensiero


O dolce maggio
che mi rechi gli anni
e le rose
e le parole
di quella bocca che non può baciarmi,
non un anno ti chiedo di ritorno
o un bacio che mi rubi
ma le tue rose
tutte
per la mia divina.

Ero
un pezzo di niente,
il sole nero
lividiva la gente.
Poi
m’accesi di te.
Fu la vita


pp. 110 - 13,00 euro

Bruno Meneghello nacque a Monteforte d’Alpone nel 1915.
Dopo il diploma, conseguito presso il liceo classico Scipione Maffei di Verona, si laureò in lettere classiche presso l’università di Padova.
Dopo l’esperienza della seconda guerra mondiale, tornato a Verona, fu prima impiegato presso il municipio, e poi direttore della biblioteca del museo di Castelvecchio (biblioteca che lui personalmente creò e diresse con grande passione), incarico quest’ultimo che ricoprì dal 1968 al 1978.
Una volta in pensione si dedicò ad una lunga ricerca sulla storia dell’arte nell’ottocento a Verona e più specificamente sulla società di belle arti.
Opere e pubblicazioni:
I suoi gerani (1973)
Guido Trentini il giudizio della stampa veronese 1894 - 1919  (1981)
I Lotze nelle cronache veronesi (1984)
Angelo Zamboni nelle cronache della stampa veronese dal 1918 al 1921  (1985).
Annali della società di belle arti (opera postuma curata dalla moglie e pubblicata nel 1986).
Fu inoltre curatore della pagina sportiva del giornale locale  Il Gardello.
Morì a Milano Marittima nel 1985.

Cent’anni. Quest’anno Bruno Meneghello avrebbe compiuto cent’anni.
Come ricordarlo noi che l’abbiamo conosciuto e amato e farlo conoscere? Ho pensato che c’era una cosa alla quale lui molto teneva: le sue poesie. Scritte tra il 1967 e il 1975, nate dalla sofferenza e dall’amore, costituiscono la parte più vera e profonda di lui.
Così ne ho scelte alcune, quelle che più mi piacevano o alle quali ero particolarmente legata.
Prende vita così questo volume: l’immagine in copertina, tratta da un biglietto da me dipinto e la poesia posta all’inizio, danno il titolo alla raccolta e cioè La viola del pensiero.
È da quel biglietto e da quella poesia che comincia la nostra storia...

Leonia Romin Meneghello

ISBN 978-88-7440-240-3

Presentazione di Luciana Vasile
Prefazione di Anna Maria Bonomi

Estratto

Elisabetta Di Iaconi Salati

Altalene


L’alba devasta i muri della notte
con lame luminose
e inizia a costruire il nuovo giorno.
Sorpreso si ridesta
chi s’era allontanato da se stesso
nelle spire avvolgenti
del tempo enigmatico dei sogni.
La vita ci riafferra
quando il sole rifulge sulla pelle:
risveglio quotidiano
sui sentieri precari della terra.



pp. 102 - 12,00 euro

Elisabetta Di Iaconi Salati è romana del quartiere Flaminio. Ha conseguito la laurea in Lettere presso l’Università “La Sapienza”.
Il primo nucleo dei suoi studi sul poeta romanesco del Seicento Giovanni Camillo Peresio nasce come esercitazione sui pre-belliani, assegnatole dal compianto professor Carlo Muscetta. Tale studio è diventato poi un saggio (pubblicato dall’editore Rendina di Roma nel 1997), soltanto dopo il suo collocamento in pensione dall’insegnamento delle materie letterarie presso la Scuola Media Statale (dal 1964 al 1995).
Fin dal 1970, collabora alla prestigiosa rivista letteraria “Sìlarus”, fondata dal poeta Italo Rocco. Scrive anche per “Pomezia-notizie”, “Voce Romana”, “Romanità”.
Ha pubblicato, oltre al lavoro su Peresio, Quel fremito antico… (Raccolta di poesie in lingua; Nuova Impronta, Roma, 2002); il romanzo per la gioventù Un enigma di quartiere (Nuova Impronta, Roma, 2003); Grammatica essenziale della lingua italiana (in collaborazione con Laura Pedone; Editoriale Scientifica, Napoli, 2003).
Le sue poesie in romanesco sono comparse su “Voce Romana”, “Voci dialettali” “Romanità” e “Pomezia-notizie”;  sono state pubblicate nel volume Er celo s’arischiara, con l’editrice L’aura di Roma, infine ha presentato il quaderno letterario La chiave ignota.
Per la sua attività letteraria ha ottenuto numerosi premi (a Pompei, Pomezia, Mattinata, S. Felice sul Panaro, Nocera Superiore, Nola, Salerno, Verona, ecc.). 
È socia del Centro Romanesco Trilussa, frequenta il caffè dei poeti e il gruppo di poeti diretto da Sandro Bari. È iscritta all’Associazione Nazionale Poeti e Scrittori dialettali e al Centro Studi Belli. Partecipa con entusiasmo, sia ai convegni del Centro Belli (che si tengono a Roma), che a quelli dell’Associazione Nazionale Poeti e Scrittori dialettali (nei vari luoghi italiani ove vengono organizzati).

Altalene appese a fili di vita di cui l’intreccio è tessuto con fibre di: ricordi, sogni, fantasie, mistero.
Le sentite liriche di Elisabetta Di Iaconi sono, di pagina in pagina, una ricerca del significato dell’esistere quando, per gli accadimenti ai quali non possiamo sottrarci, l’animo affoga nel vuoto della mancanza....

Luciana Vasile

Una delle caratteristiche delle intense e armoniose poesie di Elisabetta Di Iaconi è la loro musicalità lessicale, dovuta al magistrale uso degli endecasillabi e settenari alternati. A questo si aggiunge il contenuto che disegna melodiosamente il pensiero universale, non disgiunto da una acuta e profonda comprensione della vita analizzata nei suoi molteplici aspetti.
Anche nel momento della malinconia, che affiora qua e là, la tenerezza dei sentimenti e la liricità dei versi si fondono e mostrano tra le varie argomentazioni l’animo inquieto dell’uomo moderno...

Anna Maria Bonomi

ISBN 978-88-7440-239-7

Prefazione di Renato Scavino

In copertina quadro ad olio di Domenico Moraglio

Estratto

Giovanni Maurilio Rayna

Viandanti dell'eterno


Innocenti sono i bambini
ma più innocenti i vecchi dei bambini.
Il mulino del tempo li ha macinati,
giorno dopo giorno,
come olive nere nel frantoio...

Quando trapasserò adagiatemi
sulla coltre rosa dell’aurora
verso il sole nascente.
E nelle mani mettetemi un lapis
perché scriva ancora l’ultimo verso,
prima di varcare la sponda
incontro all’eterna Poesia!



pp. 168 - 15,00 euro

Giovanni Maurilio Rayna (1931), sacerdote poeta e scrittore, vive e opera a Savigliano (Cuneo), sua città natale.
Compiuti gli studi di filosofia e teologia nel Seminario Metropolitano di Torino in Rivoli, viene ordinato Sacerdote a Torino nel 1955 dal Cardinale Maurilio Fossati.
A ventisei anni è nominato Canonico Effettivo della Insigne Collegiata di S. Andrea di Savigliano.
Annovera a suo attivo numerose pubblicazioni. Qualificato e notevole è il suo impegno nel campo letterario-artistico.
È stato definito il poeta della “sacramentalità diffusa”, per cui ogni essere è via al Creatore, ogni petalo di fiore un richiamo di paradiso, due mani invocazioni di pace e anelito al Cristo, ogni avvenimento un segno dei tempi. Di lui si può dire che, operando nel campo dell’Arte, ha trasferito nelle sue opere, con piena sincerità, senza conformismo e senza convenzionalità, quel rinnovamento che si fonda sulla possibilità e sulla capacità di vivere e di creare simultaneamente in direzione orizzontale e verticale. Nelle sue liriche s’incontra un’attenzione palese al rinnovamento della vita, all’esigenza di costruire con coscienza l’ambiente e le dimensioni morali-naturali della nostra cultura.
È stato vincitore in assoluto, premiato e segnalato a numerosi concorsi di Poesia nazionali e internazionali.
Suoi lavori sono apparsi in prestigiose antologie, fra cui la Grande Antologia della Poesia Contemporanea, la Antologia di Scrittori e Poeti Contemporanei, le antologie Poeti della Fede, Poeti in Cristo, Poeti per la Scuola, Poeti per l’Europa.
Parte delle sue liriche figura nella traduzione inglese di C.v.d. Berg, nella traduzione coreana di Lee Bu Seong, in quella spagnola di Carmen Giròn Lopez e Joan Moya, in quella francese di Jean Bernard de Langalerie, in quella fiamminga di Silvester De Munter, in quella olandese di Marga Rijpstra, in quella tedesca di Bianca Gabrielli, in quella della Repubblica Ceca di Roggero Anastasio e nella versione musicale di Wally Peroni e Rita Portera in concerti del soprano Maria Claudia Bergantin.
Pluriaccademico, direttore di periodici, collabora a settimanali e riviste.
È il fondatore del Cenacolo culturale “Clemente Rebora” e membro permanente di Giuria del concorso internazionale di poesia “Massimiliano Kolbe” nella sua città natale.

La poesia di Don Rayna persuade, guida, ammonisce, ammaestra, educa, consola. La sua lettura perseverante rende la vita più amabile e più virtuosa. È la salute dell’anima, il balsamo dello spirito, ma va trattata con il rispetto che si deve alle cose importanti. Come avverte l’autore nella sua dedica, va presa nelle giuste dosi e nei momenti adatti, ad esempio “nella quiete della giornata finita”, quando il riposo del corpo consente e favorisce l’attività della mente.

Renato Scavino

ISBN 978-88-7440-235-9

Prefazione di Laura Cociani

Estratto

Alfonso Carotenuto

Rumore di parole


Umanità, umanità:
è come l’aria che respiriamo,
la cerchiamo, la invochiamo.

Già, umanità: vale un tesoro
e ancor di più se ne facciamo dono;
ma in fondo che ci vuole?
Talvolta basta un gesto, un pensiero sincero,
oppure un breve verso, che però sia onesto;
rumore di parole, il resto.


pp. 169 - 14,00 euro

Alfonso Carotenuto, nato (1938) e cresciuto (infanzia e prima gioventù) a Tramonti, estremo lembo della catena dei Monti Lattari, a ridosso della Costiera Amalfitana, vive a Roma. Ha operato nei ranghi della Pubblica Amministrazione e numerose sono state le sue pubblicazioni su giornali e riviste in materia giuridica ed economico-sociale.
Da sempre, una passione per la letteratura, in particolare per la poesia senza però farlo sapere troppo in giro, tutt’al più su qualche rivista o antologia, dove, di tanto in tanto, ha pubblicato anche dei racconti nonché qualche saggio critico sull’opera di importanti autori.
Segni particolari: fanatico al massimo, narciso quanto basta e per questo un tantino incompreso e pure antipatico.
Con la pretesa di voler essere un po’ innovativo aborre presentarsi in rima baciata. Di tanto in tanto, pur avendo mille difetti, si azzarda a fare il moralista, però mai il “bacchettone”. Tanto per sdrammatizzare, non è depresso, semmai un po’ folle e fa di tutto per mettersi in sintonia con gli altri, soprattutto con la poesia, a suo parere strumento privilegiato di comunicazione.
In sintesi, per placare il suo demone un po’ recalcitrante, non avendo altre alternative, a fasi alterne abbozza qualche verso.

La poesia di Alfonso Carotenuto tratta i molteplici aspetti dell’esperienza umana con un’indicibile capacità e profondità analitica, con il sapienziale acume di chi ha vissuto in mezzo al guado coinvolgendosi al massimo nelle situazioni, negli avvenimenti di una realtà dinamica, pur mantenendo sempre vigile l’osservazione critica suggerita dai suoi parametri interiori etici e morali; lo provano anche quelle tante poesie dove abbondano l’arguzia e l’ironia insieme ad un disincantato umorismo [...]
La poesia di Alfonso Carotenuto è una poesia forte, spesso indagatrice che vuol toccare la verità, quella verità a cui forse nella condizione umana non si arriverà mai...

Laura Cociani

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