ISBN 978-88-7440-313-3
Presentazione di Mario Allegri
Estratto
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Nicola Nicolis
I ricordi dell'avvenire
I ricordi dell'avvenire sono
sempre incombenti, e quando poi si avverano
ti senti un po' profeta e un poco trottola
di dèi imperscrutabili.
I ricordi dell'avvenire sono
sempre ingombranti, e non sai dove metterli,
fra tutte le minute carabattole
che intorno ti si affollano.
I ricordi dell'avvenire sono
sempre irridenti, e spesso si trasmutano
in storie che nascoste si rannicchiano
dove trovarle ti sarà impossibile.
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Nicola Nicolis è nato a San Martino Buon Albergo alle ore 8.20 a.m. del 18 aprile 1949.
Quando aveva quattro anni, la famiglia decise di trasferirsi a Verona e lui dovette, obtorto collo, seguirla; da allora sta lì e non si è praticamente più mosso.
Ha compiuto studi classici, giungendo a un pelo dal laurearsi in filosofia.
Non ha fatto il militare in quanto abbastanza orbo da convincere la patria a fare a meno di lui. E' un reduce (non pentito, ma solo molto dispiaciuto) del '68 e di quel che ne è seguito.
Nel '73, superando inopinatamente un regolare concorso, è stato assunto da una banca, da cui per tanti anni ha ricevuto di che vivere.
Disordinatamente legge di tutto, dai classici alla fantascienza.
Da quando ha scoperto il personal computer, ha disimparato a scrivere a mano; in compenso ha imparato un sacco di solitari.
Scrive poesie e disegna fin dalla seconda media, quando fu rimandato in disegno e una malaccorta insegnante di italiano pensò bene di fargli comporre i primi versi.
Gli piace far canzoni e bere vino (ultimamente birra), ama la buona cucina, porta barba e capelli lunghi perché non sopporta i barbieri ed è troppo pigro per radersi ogni mattina.
E' convinto che le religioni organizzate siano la peggior disgrazia capitata in sorte all'umanità.
Non possiede televisione né telefonino né automobile.
Parla correntemente l'italiano e il dialetto veronese.
"Il rivoletto continua a fluire
sempre più scarso, goccia dopo goccia.
Son tante le parole, pochi assai i
motivi buoni per metterle insieme.
Sarà pure così, ma il rivoletto - intanto, in perfetti endecasillabi - continua ad irrigare il territorio della poesia di Nicola Nicolis, che si restringe sempre più alla misura dell'aforisma, prevalente ma non esclusivo in questa ennesima raccolta (il suo libro poetico ha raggiunto ormai dimensioni ragguardevoli) che ha nell'ossimoro del titolo, ispiratogli da una lettura dei Passi perduti dello scrittore cubano Alejo Carpentier (un'altra delle tante letture 'preziose' di Nicolis), la chiave di lettura: ...".
Mario Allegri
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