Prefazione di
Wanda Girardi Castellani

Zugar con do carte da furbi;
ma no se pol
imbroiar la vita.
Ela g’à in man za scrita
la storia
el destin.
No le sa gnan la sengala
che lese la man
e par du s-chei
intorcolandote i oci con la so magia,
te conta de fortune
e de amori
lì drio la porta
a spetarte proprio ti!

Ilusion o sogno -
meio no saver gnente...

Berta Mazzi Robbi è nata a Castel d’Azzano il 14 febbraio 1934, dove ora risiede. Fa parte da anni del Cenacolo di poesia dialettale Veronese Berto Barbarani. Ha iniziato a scrivere in gioventù con Liriche Sparse in italiano. In dialetto: nel 1998 Férmete ‘na s-cianta e Mane de gramegna (Bonaccorso Editore) nel 2002. In collaborazione con altre poetesse nel 1999 D’inverno ‘rente el camin e nel 2001 Poetesse in Veronese (Bonaccorso Editore). Le sue com-posizioni sono pubblicate sulle antologie del Cenacolo e su riviste di poesia fin dal tempo di Vita Veronese. Tra i numerosi riconoscimenti nei vari concorsi del Triveneto, si segnala il Premio Atheste nel 1999 per la sezione Letteratura dell’Impegno. Porta il suo contributo nelle scuole per sensibilizzare gli alunni al linguaggio poetico.

Berta Mazzi Robbi, poetessa innegabilmente moderna ma non per questo votata all’ermetismo, si presenta qui con la sua terza opera in lingua veronese dal titolo Balar col tempo... Dalla lettura di questo nuovo fiore all’occhiello nel giardino della poesia in veronese, fin dalle prime pagine emerge la coscienza della solitudine che è ormai il “leitmotiv” del nostro vivere unicamente al servizio del più frenetico consumismo.

Prefazione di
Nin Guarienti

Le luci si vanno via via accendendo
una dopo l'altra dentro le abitazioni
e dietro ogni finestra illuminata
s'imbandiscono le tavole
si ritrovano a cena
gli sposi e i figli
a guardarsi a parlare.
Dalla postazione antimissile:
niente da segnalare.

Alberto Centenari nasce a Soave (provincia di Verona) il 4 maggio 1944. Trascorre l'infanzia a Soave e a Verona l'adolescenza.
Vive con pienezza la giovinezza (a Padova) assaporandone tutti i (dolci) frutti e cogliendone gli innumerevoli doni. Dopo la laurea in lettere al Liviano di Padova (archeologia), trova un impiego nell'Amministrazione Statale e un anno dopo si sposa con Adriana Galiotto.
Nel '97 fa parte del gruppo di lavoro incaricato di curare la riorganizzazione del Ministero dei Lavori Pubblici, a seguito delle leggi di riforma.
Pubblica un testo sul Magistrato alle Acque e dopo aver conseguito un master in comunicazione pubblica (a Bologna), fonda nel 2005 la rivista d'Istituto "I dieci savi". Se glielo chiedeste, vi direbbe che grandi gioie gli ha dato lo studio e grandi, com'è naturale, l'amore e, brevi e intense, lo scrivere poesia.

Alberto Centenari tiene aperto lo sguardo, posandolo con la severa leggerezza di un adulto bambino, su mondi che pochi riescono a vedere; colorando di ottimismo visioni apocalittiche alla Kubrick; rasserenando ironie difensive stile Odifreddi. Classico per il respiro profondo. Moderno per l'uso magico della parola che nelle sue emozioni si fa cera e diventa immagine, scultura.
Nella sua poesia sono molte le contaminazioni: quasi un percorso che annoda secoli.