I FIORI CHE RACCOLSI di Vincenzo Tanzini
Se ve fermate appena 'n pochettino,
in quel giardino indose sta l'Arena,
ve pare de godè l'aria serena
come la godi ar Pincio o ar Paltino.
Se vai vicino ar fiume doppo cena,
te senti puro un po' trasteverino,
ammirandoer Castello a luna piena
e respirando un po' de ponentino.
Nu' sarà, certo, grnne come Roma,
questa città che pare la sorella,
ma co' tutte ste bellezze che te dona,
la nostalgia sparisce e se cancella:
diventa tanto granne anche Verona,
che nun capisci più chi è la più bella.
pp. 116 - 10,00 EURO
“Sono passati ormai alcuni anni da quando ho conosciuto, assieme a Vincenzo Tanzini, quei suoi lavori deliziosi di cui mi ha sempre voluto gentilmente fare dono.
Mi è molto caro parlare di quest'uomo pacato e premuroso, dotato naturalmente della virtù oggi rarissima dell'umiltà, come si può evincere dalla sua ironica e autoironica (altra qualità delle persone migliori) nota autobiografica.
Ammiratore di maestri della nostra letteratura, soprattutto Carlo Alberto Salustri, il famoso Trilussa
del resto da noi tutti amato, Tanzini sin da giovanissimo si è cimentato nella scrittura di poesie (sonetti, endecasillabi, elaborati vari dalla metrica sempre precisa) in dialetto romanesco, il lessico a lui più consono per provenienza regionale...”
Mi è molto caro parlare di quest'uomo pacato e premuroso, dotato naturalmente della virtù oggi rarissima dell'umiltà, come si può evincere dalla sua ironica e autoironica (altra qualità delle persone migliori) nota autobiografica.
Ammiratore di maestri della nostra letteratura, soprattutto Carlo Alberto Salustri, il famoso Trilussa
del resto da noi tutti amato, Tanzini sin da giovanissimo si è cimentato nella scrittura di poesie (sonetti, endecasillabi, elaborati vari dalla metrica sempre precisa) in dialetto romanesco, il lessico a lui più consono per provenienza regionale...”
Mario Guidorizzi